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Vita di banda

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Teatro

DocumentoDescrizione
4 Bombe in tasca, di Ugo Chiti

Teatro

Vita di banda
Edizioni Ubulibri in “La Recita del Popolo Fantastico” (2004) Dramma in un atto unico. Narra una vicenda attraverso cui si portano alla luce momenti emblematici della guerra partigiana: la tortura, il rastrellamento, la rappresaglia, il sacrificio. Quattro sono gli episodi che si intrecciano nel testo dando luogo a un unico racconto interpretato da più personaggi (partigiani e contadini). Molti sono i fatti veri che Chiti ha raccolto e trasformato in testo epico, tragico ma anche pieno di salace umorismo. Episodio centrale sono le «4 bombe in tasca» che aveva il partigiano Fausto sorpreso dai tedeschi. Si fece saltare in aria. I resti dei corpi dei nemici furono raccolti, quelli di Fausto rimasero in strada per giorni, finché la moglie decise di darsi ai tedeschi per consentirne il recupero da parte dei paesani. [Centro Studi Teatro Stabile Torino]
8 Settembre, di Luigi Squarzina, Enzo De Bernart, Ruggero Zangrandi

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Edizioni Teatro Stabile di Genova (1971) Grande racconto storico corale (60 personaggi realizzati da 44 attori) sui giorni e sugli accadimenti attorno all’8 settembre 1943 e sull’inizio della guerra partigiana. La storia comincia pochi giorni prima dell’8 settembre e finisce il 9. È una tragedia documentaria. Tratta, tra le altre cose, della fuga a Pescara del re, che in qualche modo i tedeschi non avrebbero fermato. Poi grande panneggio sul crollo dell’esercito. I protagonisti sono un ufficiale, un soldato, un operaio, un intellettuale morti in quei giorni. Ma compaiono anche il re, Badoglio, Eisenhower, Dino Grandi e i personaggi che determinarono la storia dell’armistizio. [Centro Studi Teatro Stabile Torino]
Aprile 45 - Cronache di una Liberazione, di Beppe Rosso, Filippo Taricco e Remo Rostagno

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(2001) Il testo racconta i giorni della liberazione di Torino, dallo sciopero generale del 18 aprile all’arrivo degli alleati il 3 maggio; è costruito attraverso le cronache dei mezzi di informazione dell’epoca, testimonianze dirette e vicende personali di uomini e donne, partigiani e fascisti. Un racconto epico che dà corpo drammatico all’incalzare degli eventi: l’insurrezione e l’occupazione delle fabbriche, fascisti e tedeschi asserragliati nel centro, i partigiani che circondano Torino, gli alleati che tentano di frenare l’insurrezione e le colonne tedesche del generale Schlemmer che marciano da sud sulla città minacciando di trasformarla in una seconda Varsavia. Il testo fu realizzato seguendo la tessitura delle musiche di Battista Lena e le immagini filmiche curate da Armando Ceste. [Centro Studi Teatro Stabile e Istoreto]
Festa Grande di Aprile, di Franco Antonicelli

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Einaudi (1964) L’opera rievoca le vicende italiane dal delitto Matteotti fino alla Liberazione. Una sequenza di numerosi quadri, come una carrellata cinematografica; l’autore la definì «una tragedia perfetta», perché comincia con un delitto e finisce con una purificazione. Si divide in due parti: la prima “Gli anni della cimice”, quelli del ventennio fascista, la seconda “L’età dell’uomo”, che si apre con l’8 settembre 1943, quando comincia il riscatto del paese e dei singoli individui. Il testo ha una dimensione corale: una polifonia di testimonianze, dialoghi, soliloqui, ricordi, in cui alle voci di personaggi riconosciuti si unisce quella del cittadino qualsiasi. Notevole spazio è affidato alle parti cantate, ai Canti della Resistenza. Il tono epico, il ritmo narrativo e didascalico si mescolano quindi a quello della ballata. [Istoreto e Centro Studi Teatro Stabile Torino]
Nome di Battaglia Lia , di Renato Sarti

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(2001) Storia di una donna partigiana: Gina Galeotti Bianchi (nome di battaglia Lia), uccisa incinta nel giorno della Liberazione da una raffica di mitra dei nazisti in fuga. Lia era, a Milano, una delle figure più importanti dei Gruppi di difesa della donna, parte integrante dei Gruppi volontari della libertà e del comitato cittadino del Cln; forniva staffette in operazioni delicate; stampava “Noi Donne”, un foglio clandestino precursore del movimento femminista. Un ritratto tragico e insieme vivace del quartiere Niguarda, dedicato alle donne e al loro coraggio. Un testo basato su testimonianze dirette del nostro recente passato che, attraverso la riscrittura drammaturgica, si fa tragedia e dolore antico. Emblematiche le ultime parole di Lia prima di morire: «Quando nascerà il bambino non ci sarà più il fascismo». [Centro Studi Teatro Stabile Torino]
Radio Clandestina, di Ascanio Celestini

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Donzelli (2005) Un monologo teatrale che Celestini ha composto ispirandosi al libro di Alessandro Portelli, "L'ordine è già stato eseguito". L'autore ricostruisce l'eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944. È una storia raccontata dal "basso", dalle strade e dai quartieri poveri di Roma, ferita da bombardamenti e rastrellamenti. E chiaramente ci parla e racconta anche dei partigiani che fecero l’attentato di Via Rasella. È la ricostruzione di uno degli episodi più drammatici della storia italiana del Novecento. Ci costringe a entrare nel clima tragico di quei giorni del 1944: il 23 e il 24 di marzo. Due giornate che racchiudono una traiettoria infinita, compresa tra l'attentato di via Rasella e la strage delle Fosse Ardeatine, una rappresaglia che costò la vita a 335 persone. [Istoreto]
Solitudine. Dal Teatro Partigiano di Beppe Fenoglio, composizione ed elaborazione drammaturgica di Beppe Rosso e Filippo Taricco

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(Prima stesura 2004. Stesura definitiva 2013) Fenoglio negli ultimi anni di vita produsse scene e monologhi che avrebbero dovuto costituire un’opera teatrale. Lo spettacolo porta alla luce quei frammenti del teatro “partigiano”, proponendo un possibile scheletro d’insieme di questo lavoro incompiuto. Inverno del 1944, dopo il proclama Alexander molti gruppi partigiani si sbandano. I disagi della vita in comune lasciano il posto a un’intollerabile solitudine che svela le paure e la determinazione dei giovani combattenti. La condizione dei partigiani durante lo sbandamento, raccontata a più voci: la solitudine di Perez, il comandante che sa di risultare odioso alla popolazione; quella di Sceriffo, che non resiste nascosto e ha bisogno di sentir la voce di una donna; quella di Nick, più metafisica, simile a quella di Johnny. [Centro Studi Teatro Stabile Torino e Istoreto]
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