Scambi per salvare i compagni
I partigiani in banda convivono quotidianamente con il rischio di essere uccisi o catturati, o di vedere uccisi o catturati i propri compagni. Cercare di ottenere la liberazione dei compagni trattando direttamente con il nemico e offrendo in cambio il rilascio dei propri prigionieri è una pratica comune. È per questa ragione che, ancora il 1° marzo 1945, alla viglia della Liberazione, il Comando generale delle Brigate Garibaldi per il Piemonte si trova a dover ribadire ai comandi dipendenti le norme da seguire circa lo scambio dei prigionieri, le quali prevedono che le trattative siano condotte centralmente e non dalle singole formazioni: prima della salvezza immediata dei propri compagni occorre guardare all’interesse generale del movimento partigiano. [Istoreto, Fondo Nicola Grosa, b. BFG 3, fasc. 1] |