70 Resistenza

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Vita di banda -

Partigiani e popolazione

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Per le formazioni partigiane, che convivono quotidianamente con le popolazioni civili dei luoghi in cui si insediano, stabilire e mantenere con esse buoni rapporti è un’esigenza vitale. Certamente la presenza nelle bande di padri, mariti, figli, fratelli (talvolta figlie e sorelle) suscita l’aiuto, il sostegno, la solidarietà da parte dei civili, per di più esacerbati dalla durezza dell’occupazione nazifascista. Tuttavia quella convivenza non è semplice, perché comporta problemi concreti molto seri. Infatti, in zone di montagna o collina, che certo non hanno risorse illimitate, si trovano a vivere centinaia e centinaia di persone che hanno bisogno di tutto, di essere nutrite, vestite, alloggiate ecc.

Soddisfare queste esigenze, d’altra parte, è indispensabile anche per poter mantenere la disciplina dei combattenti; le formazioni partigiane, quando è possibile acquistano quanto occorre loro, ma il denaro contante a disposizione certo non è molto, e allora requisiscono il necessario, rilasciando buoni intestati al Comitato di liberazione nazionale, sostanzialmente un impegno a rifondere ciò che viene prelevato in futuro, a guerra conclusa e vinta, una prospettiva che in quei mesi appare drammaticamente lontana. In più, a complicare le cose, interviene la paura: coloro che aiutano i partigiani sono esposti alla rappresaglia, rischiando la vita e i propri averi. Perciò il rapporto con le popolazioni si costruisce su un equilibrio delicato, che va preservato con attenzione e continuamente ridefinito.

 

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