L'altro -
I fascisti
Dopo l’8 settembre i tedeschi in Italia crearono una sorta di stato autonomo, la Repubblica sociale italiana (Rsi) con a capo Mussolini, al fine di coadiuvare la Wehrmacht nel controllo del territorio occupato.
Alla Rsi, priva di una reale autonomia, vennero affidati principalmente i compiti di repressione antipartigiana. Tra le freddezza delle autorità tedesche, alle quali gli italiani servivano più come lavoratori coatti che come soldati, nel marzo del 1944 la Rsi chiamò alle armi i giovani delle leve 1921-1924, facendo pressioni e minacce alle famiglie dei renitenti. I giovani risposero ai bandi di arruolamento nazifascista in vari modi. Nascondendosi, presentandosi per convinzione o per rassegnazione, ribellandosi e organizzandosi in bande.
Ben armato ed equipaggiato, circondato dall’opportunismo delle classi dirigenti e incorporato di fatto nelle forze di occupazione tedesca, il fascismo repubblicano è il nemico più odiato della Resistenza, proprio in virtù della contiguità nel contesto nazionale e in quello locale, e i suoi esponenti ai vari livelli sono percepiti come il volto più fanatico e violento nella fase finale del fascismo.