Vita di banda -
Armi
Prese nei depositi militari lasciati incustoditi dall’esercito dopo l’8 settembre 1943, recuperate assaltando le caserme di carabinieri, polizia, guardia di finanza ecc., cercate palmo a palmo nei paesi anche presso privati, attese dagli aviolanci alleati, sottratte al nemico con imboscate o bottino inaspettato di combattimenti dall’esito positivo, le armi sono per le formazioni partigiane una necessità prioritaria e impellente. Certamente procurarle è indispensabile nelle fasi iniziali della Resistenza: se infatti i militari sbandati dopo l’armistizio spesso conservano e portano con sé le proprie armi, molti sono i “civili” che ne sono sprovvisti.
Ma l’urgenza di questa necessità non viene meno con il trascorrere dei mesi, dal momento che senza sosta, se si eccettuano i mesi dell’inverno 1944-1945, continuano ad arrivare nuove “reclute” e avere in banda persone non in grado di difendersi e di essere autonome nel corso dei combattimenti è un rischio troppo grande. Inoltre, man mano che il movimento cresce, oltre alle armi individuali, servono anche armi automatiche, armi pesanti, esplosivi per compiere i sabotaggi.