Dopo la Liberazione -
Smobilitazione
Il problema della smobilitazione delle forze partigiane dopo la Liberazione è stato affrontato dagli angloamericani, preoccupati dalla forte impronta politica della Resistenza italiana e dai rischi di ordine pubblico derivanti dalla presenza di un gran numero di civili armati dopo la sconfitta del nemico, già dall’estate del 1944. Anche il governo italiano nel novembre dello stesso anno ha cominciato ad affrontare la questione del riconoscimento da concedere a guerra finita ai partigiani. Chi può essere considerato a tutti gli effetti partigiano? Per quanto deve avere combattuto? Dopo un primo decreto emanato il 5 aprile 1945, la definizione dei requisiti necessari per il riconoscimento del titolo di partigiano è regolata da un nuovo decreto nel successivo agosto.
Intanto, in base agli accordi sanciti nel dicembre 1944 con gli Alleati i vertici della Resistenza si sono impegnati a garantire l’ordinato scioglimento delle formazioni partigiane. Il processo della smobilitazione, con la consegna delle armi, il cui termine è fissato per il 7 giugno avviene quindi quando ancora non sono chiari i termini generali. Si tratta infatti di provvedere al reinserimento nella vita civile di quanti hanno combattuto e per molti, nell’incertezza del futuro che sta cominciando, è un momento amaro. Le soluzioni prospettate (l’inserimento dei partigiani nelle file delle forze armate e di polizia) avranno esiti poco concreti.