Vita di banda -
Vigilia insurrezionale
Il movimento partigiano e soprattutto gli organi che lo coordinano e dirigono cominciano a lavorare in vista dell’insurrezione e del momento conclusivo della guerra ben prima che essi, con la progressiva avanzata dell’esercito angloamericano oltre la linea Gotica, siano una realtà a portata di mano. Da un lato si tratta di organizzare meticolosamente un meccanismo complesso che prevede di sincronizzare l’iniziativa dei gruppi che si sono costituiti nelle città con la discesa delle formazioni dalle montagne; occorre quindi predisporre comandi locali che siano in grado sia di dare ordini precisi sia di mantenere una visione d’insieme, e definire un sistema di collegamenti efficace, che consenta di avere informazioni aggiornate sullo svolgimento delle operazioni.
Occorre d’altronde stabilire quale atteggiamento assumere nei confronti di quei reparti delle forze armate della Rsi che, prevedibilmente, nell’imminenza del crollo cercheranno scampo disertando e chiedendo di passare nelle file partigiane. Per altro verso si tratta di definire con anticipo, per poter essere preparati al momento decisivo, alcune questioni cruciali: come amministrare la giustizia nei riguardi dei nemici battuti, come tutelare l’ordine pubblico. È per questo che, sin dalla fine del 1944 e poi nei mesi successivi, il Cmrp comincia ad affrontare le questioni dei tribunali di guerra e della polizia partigiana.