L'altro -
Gli Alleati
Per gli Alleati, che agiscono in tutti i paesi occupati dalle forze dell’Asse, dopo lo sbarco in Sicilia del luglio 1943 l’Italia è diventata un terreno operativo: sono cominciati gli invii di missioni dietro le linee e, qualche mese dopo, in novembre, i contatti diretti con esponenti della Resistenza attraverso la Svizzera. La collaborazione si sviluppa nei mesi successivi e, per quanto riguarda il Piemonte, un momento importante è lo sbarco angloamericano in Provenza dell’agosto 1944: da allora i partigiani sanno che gli Alleati sono poco oltre il confine.
Se da un lato si insediano presso le formazioni partigiane ufficiali di missioni alleate che fanno capo a comandi differenti, dall’altro le spedizioni di partigiani verso la Francia sono spesso frutto di iniziative spontanee di singole formazioni e prive di un coordinamento centrale. Queste, al di là delle Alpi, entrano in contatto con una molteplicità di interlocutori: missioni inglesi, americane, partigiani e forze regolari francesi, tutti schierati dalla stessa parte, ovviamente, ma spesso in competizione gli uni con gli altri, animati da interessi e obiettivi non sempre coincidenti. Del resto una situazione analoga si presenta agli occhi degli stessi Alleati, che trovano davanti a sé la mappa complicata del partigianato con orientamenti politici molto diversi.
È insomma un panorama di contatti che si infittisce progressivamente e si fa sempre più complesso, talvolta venato di reciproca diffidenza malgrado la collaborazione. Ma il quadro generale resta chiaro: gli Alleati vogliono che le forze della Resistenza tengano impegnati i nazifascisti nei territori che questi occupano e che forniscano informazioni militari dettagliate mentre prosegue la loro avanzata; ai partigiani serve l’aiuto concreto di armi, equipaggiamento, rifornimenti.